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“Mi Chiamo Mouhamed Alì” – La vita di Alì Ndiaye fatta Libro Ed. Piemme
La Casa editrice Piemme ha pubblicato il libro di Rita Coruzzi “Mi Chiamo Mouhamed Alì”, biografia del boxer italosenegalese Alì Ndiaye.
Di seguito una piccola sinossi, scritta dalla stessa autrice del tomo
Questo libro narra la storia vera di Mouhamed Alì Ndjaye, un pugile senegalese arrivato in Europa per coronare il suo sogno di diventare campione di boxe come il grande Cassius Clay. Dopo un breve soggiorno a Parigi senza aver ottenuto il permesso di soggiorno per poter combattere in Francia, il giovane Alì venne in Italia ospitato da alcuni cugini, ma purtroppo anche qui le cose non andarono bene e trovandosi senza permesso né altre possibilità, finì per diventare un “vu cumprà” clandestino sulle spiagge della Toscana. A questo punto della sua vita il suo sogno pareva irrimediabilmente perduto, ma Alì non si perse d’animo, era un combattente e avrebbe lottato con tutto se stesso per diventare campione. Nel frattempo aveva conosciuto una bella ragazza italiana con la quale scattò il classico colpo di fulmine per entrambi, dopo pochi mesi si sposarono, e benché privi di tutto, tanto che abitavano in una casa disabitata senza luce né gas, iniziarono una nuova vita. Con il matrimonio giunse per Alì prima il permesso di soggiorno, poi la cittadinanza e potè riprendere l’attività pugilistica. Divenne campione italiano e poi europeo, raggiungendo grandi successi di carriera, che però dovette abbandonare a seguito del distacco della retina. Alì non era riuscito a giungere al titolo mondiale e diventare campione del mondo della sua categoria, ma dopo il pugilato divenne sicuramente anche campione di solidarietà. Fece il volontario nei vigili del fuoco per parecchio tempo, e ora è mediatore culturale presso la Croce Rossa, fornendo ai tanti immigrati consigli e preziose informazioni. Oltre a ciò è stato nominato ambasciatore dei disabili per il Senegal e tutta l’Africa occidentale, e con suo grande orgoglio è riuscito a portare nel suo Paese natale carrozzine e ambulanze, fornendo un concreto e valido aiuto ai tanti malati. Ora Alì è impegnato in questa missione sociale e con questo libro sulla sua storia vuole dimostrare che tutti possono raggiungere i propri obiettivi se ci credono veramente, che l’integrazione è possibile con l’esempio di una vita onesta e al servizio degli altri, che le difficoltà non devono abbattere, ma al contrario fortificare, che nella vita bisogna lottare per conquistare qualcosa, perché nulla è dovuto. Io ho raccontato la sua storia molto volentieri, perché credo che possa essere di aiuto per superare molti preconcetti e far capire che nella società tutti possiamo e dobbiamo fare la nostra parte per rendere il mondo un posto migliore.
Rita Coruzzi
La coruzzi ha rilasciato al nostro ufficio comunicazione la seguente dichiarazione:
“Io sono sempre stata appassionata di boxe, penso di avere ereditato questa passione dai miei due nonni, quello materno aveva anche combattuto da giovane, ma solo come dilettante. Sono cresciuta avendo come sfondo i film di Rocky, e all’età di quattro anni quando il mio pediatra mi chiese come io vedessi la vita, gli risposi che per me la vita era come un ring. Infatti a mio parere, e ne sono convinta anche oggi, il ring è la più vera metafora della vita. Quando devi affrontare le sfide del tuo destino, sul ring della vita sei solo e devi combattere, e se vai al tappeto devi rialzarti e riprendere a combattere ancora più forte. Per fortuna ci sono gli allenatori, i sostenitori, gli amici, che dall’angolo ti sostengono e ti danno consigli, ma a combattere sei solo tu e il tuo avversario. Ecco perchè quando Franco Ligas, che avevo conosciuto ad un concorso letterario in cui un mio romanzo aveva vinto il primo premio, mi domandò se fossi interessata a scrivere una storia di boxe, fui subito entusiasta. Ligas mi presentò Alì, cominciammo a parlare, e lui mi raccontò la sua storia. Ne rimasi incantata, è davvero una storia eccezionale, e soprattutto vera. Mentre raccontavo le sue avventure e disavventure dentro e fuori dal ring, vivevo con lui le sue battaglie, mi sono immedesimata nei suoi sentimenti, nei momenti di smarrimento e di delusione, ho partecipato con lui alle sue vittorie e ho inseguito con lui il sogno di diventare un campione. Scrivendo tutto questo ho anche imparato molto sulla boxe, di cui sono appassionata, ma non conoscevo aspetti tecnici e regole che solo le persone più addentro a questo sport possono sapere. Scrivere la storia di Alì per me è stato meraviglioso, è stato come vivere un’avventura fantastica in un mondo che già amavo. Spero che la storia di Alì possa appassionare tante persone, che possa far conoscere a un vasto pubblico la nobile arte, con le sue regole, i sacrifici, i duri allenamenti, le sfide, le vittorie e le sconfitte. Mi auguro che questo libro riesca a commuovere, eccitare, fremere, perchè oltre alla storia di un atleta, è soprattutto la storia di un uomo che ha combattuto per raggiungere il suo obiettivo, per realizzare un sogno che ad un certo punto sembrava irrealizzabile. Inoltre Alì, ora che ha dovuto abbandonare il ring, è diventato campione di solidarietà, infatti è ambasciatore per i disabili dell’Africa occidentale ed è già riuscito a far arrivare in Senegal molte sedie a rotelle, mezzi attrezzati e ambulanze. Il nostro desiderio è che questo libro possa contribuire a mandare nel mondo un messaggio di speranza, di coraggio e di volontà, perchè ogni lettore possa trarne beneficio.”
RITA CORUZZI